MIFID 2: una nuova cultura finanziaria
MIFID 2: una nuova cultura finanziaria
La trasparenza dei costi bancari non è solo una questione di normativa, ma soprattutto di sostanza. Per fare scelte informate e migliorare la propria gestione finanziaria l’investitore deve “sapere” come funzionano le cose. Solo accrescendo consapevolezza e trasparenza si ottiene anche un risultato migliore.
MiFID 2 (Markets in Financial Instruments Directive) - nata nel 2014 e aggiornata a febbraio 2024 - è una direttiva UE che mette al primo posto la “trasparenza” della comunicazione nella gestione finanziaria a tutela del risparmiatore-investitore.
Come funziona il MiFID 2?
L’Unione Europea con la direttiva MiFID 2 chiede alle Banche e agli Enti che si occupano di investimenti e gestione finanziaria e patrimoniale due cose:
a) mettere a fuoco, insieme al cliente, il livello di rischio che è disposto ad accettare;
b) fornire, periodicamente, una rendicontazione trasparente e dettagliata che evidenzi “quando, quanto e perché” vengano applicati determinati costi nella gestione del patrimonio investito[1].
Il rapporto 2023 ESMA (European Securities and Markets Authority) evidenzia che il costo medio totale dei servizi di investimento in Europa si colloca al 2,5% annuo, mentre in Italia al 2,8%[2]
La direttiva MiFID 2 punta a una migliore trasparenza del mercato, dove troppo spesso, insieme a talune inefficienze e a possibili comportamenti opportunistici, si registra ancora un accentuato gap informativo tra intermediario finanziario e investitore.
Più trasparenza ottiene più fiducia e più risultato
L’obiettivo delle norme UE in materia di negoziazione attraverso la direttiva MiFID è proprio quello di fornire agli investitori e agli operatori finanziari un migliore accesso ai dati di mercato, necessari per investire, rafforzando di fatto la competitività dei mercati stessi a livello globale.
È fondamentale, secondo la nostra esperienza nell’affiancamento ai nostri clienti, assicurare una completa, trasparente e comprensibile informazione sui costi
di gestione (applicati ai fondi comuni di investimento o ai portafogli gestiti),
di consulenza (legati a percentuali rispetto al capitale investito),
di transazione (acquisto e vendita di strumenti finanziari)
e quelli puramente amministrativi (gestione del conto e dei servizi correlati).
Molti investitori, troppo spesso, rischiano di pagare passivamente e inconsapevolmente oneri che potrebbero essere invece evitati o almeno ridotti.
Rispetto a questo rischio, recenti dati di Banca d’Italia (2024)[3] confermano che nel 2022 la spesa media per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 9,3 euro rispetto al 2021, ma non appare altrettanto certo che i clienti ne siano stati davvero informati.
La trasparenza dei costi bancari non è solo una questione di normativa, ma di sostanza.
“Sapere” come funzionano le cose, oltre ad accrescere consapevolezza, assicura maggiore fiducia e soddisfazione nell’investitore. E ottiene più facilmente il risultato.
E proprio questo è il nostro obiettivo.
DEEP | editorial team
2] Rapporto ESMA (European Securities and Markets Authority) 2023